

Bergen, sulla costa occidentale della Norvegia, è uno dei luoghi più piovosi del pianeta. Eppure, qui la gente ama stare all’aperto. Sembra proprio il posto perfetto per indossare le nostre nuove scarpe impermeabili.
Situata sulla costa norvegese come se fosse stata spazzata lì dal Mare del Nord, Bergen si presenta come una schiera di tetti a punta. Questa forma, dettata più dalla necessità che dal design, serve a far defluire la pioggia incessante. Una missione impossibile in una delle città più piovose del pianeta. Qui può piovere anche per 240 giorni all’anno. Una volta non ha smesso per 85 giorni consecutivi.
Il meteo non ha plasmato solo l’architettura, ma anche la determinazione della gente del posto. Eppure, in una città in cui ci sarebbero mille motivi per starsene al chiuso, i locali amano comunque stare all’aperto. Chi potrebbe avere bisogno di scarpe impermeabili più dei runner di Bergen?
Espen Roll Karlsen ha sempre vissuto a Bergen. Studente di informatica alla Western Norway University, corre per “resettare il cervello" dopo una giornata passata a codificare.
Con 15:08 nei 5 km e un record personale di 31:52 nei 10 km, Espen rivela un animo da runner. E la capacità di sfidare i fenomeni atmosferici. Non si raggiungono risultati di questo tipo standosene in casa.
Ultimamente Espen è passato dalla pista al trail. La medaglia d’argento vinta ai campionati campestri norvegesi dimostra che questo cambiamento è stato un gioco da ragazzi. Anche se ammette che allenarsi nella piovosa Bergen non è cosa facile.
“Ci sono giornate buone e giornate meno buone. A volte piove per un mese intero. E a quel punto diventa un po’ scoraggiante perché ovunque vai devi mettere in conto la pioggia. Ma poi diventa una cosa normale.”
"La pioggia non ci impedisce di uscire. A Bergen amiamo stare all’aperto.
Mi sembra che ci sia più ossigeno nell’aria quando piove. Quando si corre sotto la pioggia i primi minuti sono sempre i più difficili. Ma dopo un po’ ti ci abitui e ti scivola addosso.
Penso che la pioggia mi dia più energia quando corro".
“In inverno il buio è presente tanto quanto la pioggia. Quando mi alleno al mattino è buio. Ma è buio anche alla sera durante il mio secondo allenamento. Quando corro in inverno è sempre buio."
“In realtà lo scorso inverno è stato eccezionale, c’è stata molta neve. Corro anche nella neve profonda, per me è come un allenamento di forza.”
A chi fa fatica a non trovare scuse per non correre sotto la pioggia, Espen prescrive una doppia dose di spirito di squadra e responsabilità in vista del giorno della gara.
“Allenarsi insieme aiuta a trovare la forza per uscire di casa anche in caso di maltempo. E ci incoraggiamo a vicenda a fare meglio. A Bergen c’è una grande comunità di runner. Ormai quasi ogni splendida vetta ha la sua gara. Qui si riesce a trovare molta motivazione.”
Pure Thea Årrestad viene da Bergen, anche se ora vive in Svizzera. È stata la fisica delle particelle, e non la pioggia incessante, a spingere Thea a trasferirsi. In questo momento, infatti, sta lavorando a un dottorato al CERN.
“Il meteo non è stato uno dei motivi per cui mi sono trasferita. Semmai, penso che vivere a Bergen mi abbia creato dei limiti mentali rispetto a quanto sia disposta a muovermi verso sud.
Ho bisogno che la pioggia e il freddo siano tollerabili".
In Norvegia esiste un proverbio: ”Det finnes ikke dårlig vær, bare dårlige klær”, che potremmo tradurre con "Non esiste il brutto tempo, esistono solo vestiti sbagliati”.
Quando penso alle scarpe impermeabili, mi vengono in mente stivali verdi o scarpe da trail dai motivi bizzarri. La collezione impermeabile di On è nera, lucida e minimalista. Così posso restare all’asciutto senza rinunciare alla mia vanità. E non mi dispiace neanche affrontare gli agenti atmosferici se posso evitare di avere 200 g di pioggia in ogni scarpa.”
Stiamo facendo conoscere la nostra collezione di scarpe da corsa impermeabili ai runner delle località più piovose del pianeta. La prossima sarà Yakushima, in Giappone, un’isola caratterizzata da foreste da favola dove si dice che piova per “35 giorni al mese." Abbiamo l’impressione che saranno contenti di vederci.