

Owen Edobor credeva di essersi lasciato la corsa alle spalle. Ma poi l’ha riscoperta, e da allora non ha più smesso.
Quando era ragazzino, il modello Owen Edobor ha stabilito nuove record podistici nelle gare scolastiche e partecipato a competizioni internazionali. Poi ha deciso di tentare la carriera del calciatore. Quando questo piano non è riuscito, si è iscritto all’università, dove ha studiato criminologia e sociologia. Ora è qui per raccontarci come questa svolta di carriera ha dato nuova vita al suo rapporto con la corsa.
Sono sempre stato appassionato di sport. A scuola mi dedicavo all’atletica: correvo i 200m e i 400m e partecipavo al campionato English Schools. Poi, mentre il calcio diventava sempre più importante per me, mi sono allontanato dalla corsa. Ho perso l’entusiasmo. Lo sport individuale non faceva per me: non riuscivo a gestire la pressione e ad accettare le sconfitte. I miei insegnanti non riuscivano a capire come mai avessi rinunciato, ma era una questione personale. Ero bravo, ma non ci mettevo il cuore. Non mi piaceva la sensazione che provavo subito prima di mettermi a correre. Mi prendeva un nervosismo che non riuscivo ad affrontare.
Con il calcio non è andata bene, così mi sono iscritto all’università. Dopo la laurea ho iniziato a fare il modello. È stato allora che ho iniziato a pensare al mio fisico. Il mio corpo era cambiato, negli anni. La palestra mi aveva reso più massiccio. Non mi piaceva quell’aspetto, però. Ho deciso di perdere peso aumentando i miei allenamenti cardio. Per oltre un anno non ho fatto altro che correre e a godermi la corsa. Il mio corpo iniziava ad assumere la forma che desideravo. Poi è arrivato il Covid-19, la palestra non era più accessibile e la corsa è diventata l’unica cosa che potessi fare. È stato quello il momento in cui me ne sono davvero innamorato.
Avevo già una buona resistenza grazie a tutti gli altri sport che facevo. All’inizio del lockdown, correvo già 5 o 10 chilometri, un paio di volte alla settimana. A scuola avevo partecipato anche alle corse campestri. Volevo riprendere il mio lavoro sulla resistenza e così è nata l’idea di provare a correre lunghe distanze.
Sono convinto che la corsa sia un’ottimo modo per evadere, per chiudere la porta in faccia alle pressioni esterne e trovare un po’ di libertà mentale. E credo che, soprattutto durante la pandemia, questa sia un’esperienza condivisa da tantissimi runner, a prescindere dal loro livello. Alcune persone non avevano mai corso prima. Altri lo facevano da sempre. Ma correre ha avuto lo stesso effetto su tutti.
Faccio il modello, per cui l'esperienza di essere rifiutato per me è all’ordine del giorno. Mi può capitare di attraversare tutta Londra per andare a un casting per poi sentirmi dire in faccia un “no” sbrigativo, e poi il giorno dopo, dover trovare la motivazione di fare altre due ore di viaggio per andare a un altro casting. A volte viene proprio voglia di rinunciare. Ti chiedi se arriverà mai la svolta. Anche nella corsa è così. Sei solo, e non è facile. Ci saranno sempre momenti in cui penserai: “Ora mi giro e torno indietro”. È una battaglia mentale costante. Ma poi impari a darti la spinta, ad andare avanti, a lavorare sodo, a migliorarti sempre. La svolta arriverà. Riesco a visualizzarla. Se continuo ad andare avanti, a un certo punto raggiungerò la mia destinazione.
A volte con gli amici e i parenti credo di risultare un po' fastidioso quando ripeto: “Se sei giù di morale, perché non vai a farti una corsa?” Lo faccio perché conosco bene l’impatto che correre ha avuto su di me. E so che anche altri potrebbero beneficiarne. La corsa mi ha insegnato la resistenza e la perseveranza. Sono valori che porterò con me per il resto della mia vita.
Mi piacerebbe poter dire che il mio cervello si svuota e che il tempo scorre più veloce. Ma non è mai andata così, per me. Quando corro penso a mille cose. Penso alla vita. A quello che mi preoccupa. A quello che devo fare. Mi passa di tutto per la testa; e il movimento della corsa mi consente di lasciarmi le cose alle spalle. Sono proiettato in avanti.
A volte faccio anche dei giochetti con me stesso. Una volta ho visto davanti a me una signora di una certa età. Ci stava davvero dando dentro, correva molto veloce. Mi sono detto che era lei il mio nuovo obiettivo da seguire. Dovevo raggiungerla, per raggiungere il mio traguardo. Non è stato facile, ma ce l’ho fatta.
Di solito faccio corse da 5 km. D’estate, correvo almeno quattro giorni alla settimana. So già che di domenica non farò niente. Per cui parto sempre da lunedì. Cerco di fare subito una corsa da 10 km per iniziare col piede giusto e poi potermi rilassare. Ho un paio di itinerari prestabiliti da 5 km l'uno. Faccio quelli per non dover tenere traccia delle distanze. So che tutto si somma.
Non mi è mai piaciuto correre la sera. Mio fratello lo fa, va a correre negli orari più improbabili. Ma per me, la giornata inizia con un tè verde, della frutta e un po’ di stretching, e poi una corsa prima di mezzogiorno. Se rimando a più tardi, non lo farò mai.
Credo che capiti a tutti di avere quel tipo di giornate. Per questo mi dico sempre che devo partire presto. Perché so che altrimenti troverei una scusa per non uscire. La pila di vestiti da lavare diventerebbe un richiamo irresistibile. Troverei cento lavoretti da fare: qualsiasi cosa, pur di evitare la corsa. Quindi per me la chiave è partire presto.
Fai un tentativo, ma a modo tuo. Fai quello che riesci, nel modo che ti è più congeniale. Se tieni traccia dei tuoi tempi, sarà gratificante vedere i tuoi miglioramenti. È una sensazione meravigliosa. L’unico consiglio è di non paragonarti a nessun altro.
Stamattina ricomincia
il nostro balletto. La battaglia per uscire prima che la giornata abbia la meglio su di noi.
Ci conosciamo da molto tempo.
All’inizio eravamo solo amici distanti. Non ti apprezzavo come facevano tanti altri.
Ma ora le cose sono cambiate.
Sono cresciuto, e mi hai insegnato tanto.
Mi hai donato la resistenza.
Mi hai mostrato il valore della perseveranza.
Mi hai anche fatto conoscere il potere dei giochetti mentali.
Mi tiri su quando la vita mi butta a terra.
Fai volare il mio spirito.
Mi aiuti a concentrarmi sul traguardo.
E ora voglio cantare le tue lodi con tutte le persone che incontro.
Perché ora so e capisco davvero quanto puoi essere importante per chi incrocia la tua strada.
Se un tempo mi intimidivi, perché mi strappavi via dalla sicurezza della mia squadra per lasciarmi affrontare le cose da solo, ora mi dai sempre nuovi stimoli.
Una volta mi capitava spesso di pensare: “Ora torno indietro”.
Ma oggi no. Siamo una squadra.
E insieme andremo lontano.
Cara corsa,
Questa uscita è dedicata a te.
Owen
#DedicatedToTheRun
Owen indossa la Weather Jacket in Black | Shadow, la maglietta Performance-T in Black | Shadow,i pantaloncini Lightweight Shorts in Shadow | Black, i calzini High Sock in Storm | Moss e le scarpe Cloudstratus in Black | Mineral.