

Mike Key, Production Manager londinese, ci racconta di un evento improvviso che ha cambiato la sua prospettiva sulla vita e gli ha fatto prendere una decisione coraggiosa: correre 52 mezze maratone in 52 settimane. Il ventottenne ci svela anche come si prende cura della salute dei propri amici con la corsa.
“Potresti tirar fuori dal freezer la mia maschera oculare?”, ricorda di aver chiesto alla sua fidanzata due anni fa, in agosto, una tranquilla domenica mattina. “Avevamo passato la notte a fare festa e ce ne stavamo sul divano a guardare Great British Bake Off, cercando di smaltire i postumi della sbornia”, racconta Mike.
A un tratto, quella che sembrava una normalissima domenica mattina in cui ci si riprende dal sabato sera stravaccati davanti alla TV, si è trasforma in un incubo. Quel che sarebbe successo di lì a poco a Mike, avrebbe sconvolto la sua vita: “I miei occhi hanno iniziato a muoversi convulsamente, avevo le vertigini e mi sentivo completamente disorientato. Mi sono alzato e avevo la sensazione che tutta la stanza fosse inclinata di 45 gradi”.
Mike quella mattina viene colpito da un ictus, a soli 26 anni. Grazie alla prontezza di Alix, la sua compagna, riesce ad arrivare in ospedale in tempo prima di finire in coma per diverse ore. I giorni successivi li passa in una Stroke Unit sotto stretta sorveglianza medica. “I medici del reparto non vedevano un paziente così giovane da almeno 50 anni”, ricorda. Era davvero surreale: ero spaventato a morte.”
Dopo settimane di esami, TAC e risonanze magnetiche, Mike riceve finalmente la diagnosi: disturbo cardiaco congenito. “Un medico mi ha mostrato l’immagine del mio cuore sullo schermo e, indicando un punto preciso, mi ha detto: Lo vedi quello? Lì manca un pezzetto”. Era un buco enorme, di 2 cm. Per ben 26 anni avevo vissuto con un difetto del setto atriale, senza saperlo.”
MRI of Mike’s brain show the 3 trauma spots where blood clots traveled through his heart, to his brain.
“So che può sembrare un po’ macabro, ma dopo essermi ripreso dallo shock, ho pensato: se fossi morto in quel momento, per cosa mi avrebbero ricordato? Per il mio lavoro, forse. Questo non mi bastava: volevo fare qualcosa per gli altri. Così ho passato il resto dell’anno a riflettere sul mio calvario e su come mi avesse fatto vedere la vita da una nuova prospettiva. Ora, non voglio darmi delle arie”, aggiunge ridacchiando: “ma sono cose che ti fanno pensare.”
In realtà le cardiopatie congenite sono piuttosto frequenti nelle persone giovani e possono passare completamente inosservate per tanti anni. Come ci ha spiegato Mike, si può convivere con un buchino nel cuore senza mai avere problemi, ma se e quando la patologia si presenta, deve essere curata, altrimenti può essere mortale. Disponendo dei mezzi sufficienti per accedere alla sanità privata, Mike si è sottoposto alle terapie giuste, che gli hanno permesso di sopravvivere.
Detto fatto, Mike si mette alla ricerca di enti di beneficienza che portassero avanti questa causa e viene a conoscenza della fondazione Healing Little Hearts. “Il loro obiettivo” spiega “è di dare ai bambini disagiati di tutto il mondo la possibilità di sottoporsi allo stesso intervento che ho avuto io. Mi sono fatto vivo con loro mandandogli una mail e sono stato richiamato dal fondatore dell’associazione dopo soli sei minuti. Abbiamo parlato al telefono per più di un’ora”.
Così Mike inizia a pensare a come contribuire alla causa. All’epoca, aveva già riconquistato la forma fisica pre-intervento e si stava dando da fare più che mai per restare in salute.
“Correvo tre o quattro volte a settimana, inizialmente distanze brevi, giusto per abituarmi. Uno dei miei più cari amici correva mezze maratone come se non ci fosse un domani e penso che una parte di me avesse iniziato a pensare: ‘Bè, se ci riesce lui, non vedo perché non possa riuscirci anche io!’ Ho iniziato a correre con l’obiettivo di fare 10 km, per poi arrivare alla mezza maratona”. Migliorando giorno dopo giorno, per Mike si avvicina sempre di più la possibilità di correre una maratona intera.
E poi, un pomeriggio succede. Con una tazza di caffè in mano, Mike controlla distrattamente i post dei suoi amici su Strava e vede che ce n'é uno nuovo: “Quella mattina, uno degli amici di Alix aveva corso una maratona. Appena l’ho saputo, mi sono alzato, mi sono messo le scarpe da corsa e ho detto alla mia compagna: ‘Vado a correre una maratona!’ Lei mi ha risposto: ‘Ma è mercoledì e sono le 16:30’. Io solo aggiunto: ‘Già, ci vediamo fra 4 ore’ e sono partito”.
Quel pomeriggio, Mike completa i 42,29 km in 3:50:34.
“Alla fine della maratona mi sono messo a piangere. Avevo scelto un itinerario molto tosto, per cui, al rientro, negli ultimi tre chilometri, mi sono dovuto trascinare fino al punto di arrivo. Da quel momento, mi è venuta la smania di correre lunghe distanze. Mi regalano una sensazione straordinaria”.
A gennaio 2021, con l’appoggio della fondazione Healing Little Hearts, Mike si è dato l’obiettivo di raccogliere 10.000 £ (oltre 11.000 €) per finanziare le operazioni salvavita di ragazzi che non possono permettersele. Motivato dal senso di gratificazione che la corsa sulle lunghe distanze riesce a dargli, si è impegnato a correre una mezza maratona alla settimana per un anno intero: cioè 52 mezze maratone in 52 settimane.
“Non so esattamente come mi fosse venuta l’idea delle 52 mezze maratone”, riflette Mike: “ma credo che l’operazione e la guarigione mi abbiano spinto a voler fare di più. Forse era proprio quello di cui avevo bisogno. Ho detto che lo farò per un anno e così sarà.”
Da gennaio, Mike ha già macinato più di 833 km e non sembra voler smettere: “È davvero dura, ma corro ogni settimana. Quando sono tentato di mollare penso a tutte le persone che hanno già fatto una donazione alla fondazione e mi dico: ‘Devo farlo per loro!’ Così mi allaccio le scarpe e parto”.
Oltre alla raccolta fondi per Healing Little Hearts, Mike ha trovato altri modi per restituire la fortuna ricevuta. Perché, pur rattoppato com’è, Mike ha davvero un grande cuore.
“Visto che i chilometri da fare erano davvero tanti, ho pensato che sarebbe stato bello se i miei amici mi avessero aiutato nell’impresa”, ricorda Mike. “Così mi sono fatto vivo con alcuni di loro, per la maggior parte uomini che vivevano soli e a causa del lockdown non vedevano praticamente nessuno. Molti di loro stavano trascurando l’esercizio fisico, la salute e anche il proprio lavoro. Ho un sacco di amici che vivono soli e penso che negli ultimi tempi si siano sentiti piuttosto isolati. Così ho detto loro: ‘Che ne dite se creassimo un gruppo e ci incontrassimo ogni settimana per fare un po’ di attività sportiva insieme prima di andare a berci una birra?’ Secondo me la corsa si presta benissimo come attività amatoriale di gruppo. Devi solo mettere un piede davanti all’altro e non hai bisogno di chissà quale tenuta sportiva. Ti bastano un paio di scarpe e un paio di pantaloncini e sei pronto”.
Certo, per chi non ha mai corso in vita sua, all’inizio può essere scoraggiante, ma per questo, precisa Mike, “ci sono app fantastiche, come Strava, che ti fanno credere che ogni corsa sia una gara, mostrandoti le statistiche delle tue prestazioni e spronandoti a raggiungere nuovi record. Poi, usarle non è mica obbligatorio, ovviamente”.
“Durante la corsa nessuno può nascondere le proprie sensazioni. Può succederti di provare una gioia infinita o di doverti nascondere dietro un cespuglio perché hai un bisogno impellente o, ancora, potresti scoppiare a piangere per aver raggiunto un obiettivo che non credevi possibile […] Nella vita di tutti i giorni, gli uomini, in particolare, non esternano quasi mai le proprie emozioni, a meno che non abbiano una pistola puntata alla testa. La corsa è un buon modo per cambiare atteggiamento e lasciarsi andare.”
Con 18 mezze maratone all’attivo e tante altre ancora in vista, abbiamo chiesto a Mike quali sono i suoi prossimi obiettivi.
“Per ora, voglio arrivare alla fine di quest’anno, ma so già che non ho intenzione di fermarmi nel 2022. Ormai la corsa fa parte del mio stile di vita. Magari inizierò a correre di più e farò una maratona al mese, chissà. L’associazione mi sta molto a cuore... la battuta è voluta!” dice ridendo. “E comunque, non riusciremo a curare tutte le malattie cardiache in un anno, quindi perché dovrei smettere di pensarci?”
Mentre scriviamo, Mike ha già raccolto più di 7.000 sterline (circa 8.000 euro) per la sua causa ed è sempre più vicino al suo obiettivo. Molti dei suoi amici hanno deciso di seguirlo.
Ogni singola donazione fa la differenza. Come spiega Sanjiv Nichani, medico e fondatore di Healing Little Hearts: “Queste donazioni daranno ad almeno trenta bambini la possibilità di accedere a un intervento salvavita. Questo significa che trenta famiglie non dovranno vivere l’incubo di perdere un proprio caro”.
Dona anche tu su TotalGiving™, accessibile tramite questo link, e segui la storia di Mike su Instagram @mikekey_ dove potrai sostenere lui e i suoi amici in questa straordinaria causa.
In attesa di tante altre corse gratificanti, e di tempi migliori da passare sul divano davanti alla TV a guardare Bake Off.