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Scarpe e abbigliamento da corsa svizzeri ad alte prestazioni

Laurianne Melierre racconta il suo modo di vivere

Non permette a nessuno di dirle cosa deve fare della propria vita. Sembrava destinata a una carriera in biologia ma a un certo punto ha incominciato a fare la giornalista, e con grande successo. Lavorando su molteplici piattaforme mediatiche e su tanti argomenti diversi, Laurianne ha avuto modo di dimostrare il proprio talento.

Laurianne è una donna a tutto tondo. Giornalista, editorialista, imprenditrice, regina del multitasking, amante della moda e del buon cibo. Vi viene in mente qualche altra attività? È probabile che Laurianne l’abbia provata. 

E questo perché, in tutto ciò che fa, è lei a tenere le redini, a prendere le decisioni e non lascerebbe mai che fosse qualcun altro a farlo. Sebbene ammetta che questo non sia sempre facile, i pro superano di gran lunga i contro. Ne vale la pena. 

“Sono indipendente. Non ho un capo” racconta, parlando con noi su Google Hangouts. 

“E a volte è difficile. Perché non c’è nessuno sopra di te che ti dice che hai fatto un buon lavoro. Le mie aspettative sono sempre molto alte, per cui mi capita spesso di non essere soddisfatta di quello che ho fatto.”

Considerando che si è riuscita a costruirsi una carriera su molte piattaforme mediatiche e argomenti diversi, forse è un po’ troppo severa con se stessa?

Laurianne partecipa a un programma TV in onda su Canal+ e ha anche fatto parte di un podcast. Scrive articoli per la stampa, presenta eventi e modera talk show. Ha anche un’agenzia di copywriting, Plume, e ha lavorato con marchi del calibro di Estée Lauder, Nike, American Vintage, Lacoste, Levi’s, Claudie Pierlot e Sonos, nonché con celebrità come Serena Williams e David Beckham... solo per citare alcuni esempi. 

Freschi del lancio della THE ROGER Centre Court, la prima sneaker ispirata al tennis sviluppata insieme a Roger Federer, abbiamo fatto due chiacchiere con l’influente giornalista francese per scoprire cosa la appassiona.

Ciao Laurianne, parlaci un po’ del tuo background. 

Non ho un classico background nel campo del giornalismo. Sarei dovuta diventare biologa, in realtà. I miei genitori ne erano molto orgogliosi. Ma quando è stato il momento di scegliere i corsi di biologia che avrei dovuto frequentare, ho deciso che dovevo invece lavorare nei media. I miei non ne furono troppo contenti. 

Ho studiato Scienze della Comunicazione e dei Media per quattro anni. Ho anche fatto diversi tirocini presso gallerie d’arte e redazioni di riviste, tra cui Glamour. Sono rimasta con loro per circa tre anni e mezzo. Avrebbero voluto assumermi ma io stavo ancora studiando. Per tutto l’ultimo anno di università, ho diviso il mio tempo tra lo studio e Glamour. Vivevo con la valigia in mano, praticamente, ma mi piaceva molto. 

 

I tirocini che ho fatto mi hanno dato la passione e la conoscenza giusta per amare il mio lavoro. Ho preso al volo tutte le occasioni che mi capitavano. Non andavo mai in vacanza, avevo soltanto bisogno di lavorare. 

 

I media francesi sono perlopiù gestiti da borghesi bianchi: sono piuttosto omogenei dal punto di vista sociale. All’inizio ho cercato di mimetizzarmi. Ma quando ho iniziato ad avere più fiducia nel mio lavoro, nelle mie competenze e in me stessa, ho smesso di provarci. 

 

Ho capito che le mie specificità erano tesori da custodire, non da nascondere.


Laurianne Melierre on Living - single image 2
Laurianne Melierre on Living - single image 2

Giornalista, editorialista, imprenditrice, buongustaia... Perché hai scelto di lavorare in così tanti settori diversi? 

Non è stata proprio una scelta. Sapevo solo che volevo lavorare nei media e che volevo scrivere. È quella la mia passione. Poi ho incontrato alcune persone che lavorano in radio. Ho provato anch’io e mi è piaciuto molto. Dopodiché ho conosciuto gente della TV. Ho provato anche quella e l’ho adorata. È successo tutto in maniera naturale, una cosa si sommata all’altra.  

 

È la curiosità a spingermi. Se voglio provare qualcosa di nuovo, lo faccio e basta. 

 

In Francia c’è un po’ di pregiudizio verso chi fa tante cose diverse. Non che le persone non lo apprezzino, ma tendenzialmente hanno difficoltà a capire quelli che fanno multitasking. Di solito mi limito a dire che sono una giornalista. Ma una giornalista scrive molti più articoli, si concentra molto di più sugli argomenti e sulle idee. Quindi forse sono piuttosto un’imprenditrice dei media. 

 

Non ho bisogno di cercare di essere nessun’altro che me stessa.

 

E se qualcuno ti dicesse che puoi fare soltanto una cosa? 

Risponderei: “perché?”. La gente nota che lavoro su tante piattaforme diverse, ma per me sono tutte piuttosto simili. Il mio lavoro è decifrare la società attraverso le tendenze. Quando vedo un certo movimento salire alla ribalta, ne riconosco la novità e credo che dica qualcosa sulla nostra società. Così cerco di spiegarlo al mio pubblico. Può trattarsi di moda, di musica, di qualsiasi cosa. 

Leggo i segni e i simboli e cerco di tradurli in una lingua che le persone possano capire. Uso mezzi diversi, ma per me è sempre lo stesso lavoro.

Com’è una tua giornata tipo?  

Non ne ho una, in realtà. Mi piace andare in palestra al mattino. Spesso ho incontri con un cliente, un giornalista o un’agenzia. Dopodiché vado in ufficio e rispondo alle email, leggo qualche articolo, solite cose da ufficio. Poi vado a Canal+ per il mio programma televisivo. Torno in ufficio dopo il programma, e poi torno a casa. Una certezza è che tutti questi spostamenti li faccio sempre in bicicletta.  

Quali cause hai particolarmente a cuore? 

Sostengo molte cause, ma non mi considero un’attivista. Per me un attivista è qualcuno che lavora nel settore. L’attivismo non si limita a pubblicare un quadrato nero sui social. È bello che la gente lo faccia, è un ottimo modo di mostrare sostegno, ma credo che i veri attivisti facciano molto di più.  

Sono fortemente antirazzista. Sono la figlia di un’immigrata. Mia madre è nata in una foresta in Camerun. Dunque per me è davvero importante vedere i movimenti femministi o il Black Lives Matter e le persone che fanno sentire la propria voce per queste cause.  


Ci sono tante cose in cui credo ma di cui non parlo perché ho bisogno di tempo per elaborarle. Questo può essere molto difficile, visto che viviamo in un mondo dove tutto deve avvenire velocemente. Dobbiamo sempre essere i primi. Spesso non ci prendiamo neanche il tempo di essere convinti di quello che diciamo.  


Ti sei avvicinata da poco allo sport, giusto?  

Sì ed è fantastico. Nelle scuole francesi, spesso facciamo educazione fisica con insegnanti che non praticano alcuno sport. Si basa tutto sulle prestazioni. Devi correre dieci volte intorno a scuola e devi farlo in tempo record. Non importa se sei stanco o non ti senti bene o qualunque altra cosa, contano solo i risultati. Non si tratta mai di stare bene nel proprio corpo o essere positivi. E per molto tempo, lo sport ha significato questo, per me.  

Poi ho conosciuto il mio coach. Ogni sessione è diversa, non so mai cosa farò. Corro, striscio, pedalo, non posso più farne a meno. Non riesco a fare niente se non faccio sport due o tre volte alla settimana.  


Lo sport ha cambiato profondamente la percezione che ho del mio corpo. Sento di avere davvero il controllo sul mio corpo. Mi sento bene in esso e questo mi fa stare bene. È una sensazione meravigliosa.  


Qual è la tua fonte di ispirazione?    

Nella vita e nel lavoro traggo ispirazione dalle persone che si sentono libere di schierarsi e lottare per quello in cui credono. Lavoro nei media, quindi lavoro spesso con persone molto in vista e molto influenti. Hanno il timore di far sentire la propria voce perché sanno che potrebbero perdere una fetta del proprio pubblico. 

Sono mie fonti di ispirazione Rokhaya Diallo (giornalista, attivista femminista e antirazzista), Christiane Taubira (politica che ha difeso il diritto al matrimonio delle coppie omosessuali, nonché  autrice—adoro il modo in cui scrive, è un’ode vivente alla lingua francese) e Assa Traoré (attivista antirazzista e figura di rilievo nella lotta contro gli abusi di potere della polizia). 

Stimo anche Michelle Obama, Serena Williams (ho avuto la fortuna di intervistarla a Parigi nel 2019 e ripenso ancora a quel giorno), nonché Rihanna, Adèle Haenel (attrice francese, femminista, una delle leader del movimento #MeToo in Francia) e Sophia Roe (chef, attivista per la giustizia alimentare, speaker trauma-informed).  


Mi ispirano quelle che definirei come donne libere.  


Sono tutte indipendenti, autosufficienti e vanno ben oltre le loro professioni o attività. Sono profonde, sostengono quello in cui credono senza curarsi dei possibili giudizi degli altri. Non giudicano nessuno, fanno crescere le persone. Per me, sono modelli da seguire.

Sport has really changed my perception of my body. I feel like I own my body now, I feel good about it and in it. That’s a great feeling.


Qual è la tua filosofia di vita? 

Cerco sempre di rimanere umile. Di godermi il viaggio. Quando ti esponi e ottieni una certa visibilità, le persone incominciano a fare commenti su di te, su quello che fai, sulle tue prestazioni. Ma è sbagliato biasimare chi cerca di migliorarsi. Chi cerca di fare bene il proprio lavoro. 

Credo che nel mondo ci sia bisogno di più empatia. Nulla è facile e nessuno conosce l’intera storia. Io voglio soltanto rendere felici le persone. Farle riflettere e magari imparare qualcosa.  

Come ti rilassi al di fuori del lavoro? 

Non è sempre facile per me trovare il tempo per rilassarmi. Amo lavorare. Amo stare in ufficio o sul set. Per molto tempo, lavorare sodo è stato il mio modo di fuggire da tutto. Sto imparando a prendermi il tempo per rilassarmi e per stare da sola senza sentirmi in colpa. 

Sto cercando di trovare l’equilibrio giusto tra la mia vita personale, il tempo libero e il lavoro. È molto importante per la mia salute mentale e per la mia vita privata. Quindi, ora trovo il tempo di rilassarmi con gli amici. Mi faccio la manicure. Vado a farmi fare un massaggio. Oppure sto semplicemente sdraiata sul divano a leggere o a scrivere. Voglio soltanto sentirmi ben bilanciata e felice. Smettere per un secondo di pensare. 

Il nostro valore non sta solo nei risultati che otteniamo. A volte mi sembra che la mia generazione riesca a esprimersi soltanto attraverso quello che fa. 


Com’è stato lavorare con Roger Federer? 

Oh, caspita. Elettrizzante, stressante, folle. Così tanti giornalisti morirebbero per questa opportunità. È stata una delle esperienze più difficili della mia vita. Era in diretta. Naturalmente, è stato fantastico: è uno dei tennisti migliori, anzi, uno degli atleti migliori di tutti i tempi. Per me è stata l’esperienza migliore e più spaventosa di sempre, come saltare giù da un dirupo. Sono davvero grata a On e a Roger perché danno ai giovani l’opportunità di imparare e crescere. 

Roger è così gentile. Saluta sempre tutti. Ha pranzato con noi, mangiando le salsicce del chiosco ambulante. Ci ha perfino chiesto se ci fosse posto per lui al nostro tavolo. 

Quando mi sentivo stressata, lui mi diceva: “andrà alla grande”. Si impegnava sempre per farmi sentire a mio agio. Molte star non sono così. Ma lui cercava davvero di mettermi nelle condizioni giuste per fare quello che dovevo fare. È stato incredibile. 

Stai indossando le Cloudnova ultimamente. Come ti trovi? 

Sì, le ho prese prima della THE ROGER, in realtà. È stata la prima volta che indossavo scarpe On. Le ho viste nei negozi e conoscevo bene la reputazione del marchio in termini di tecnologia e comfort. Così ho provato le Cloudnova e, sì, sono davvero comode. 

La suola non è completamente piatta, quindi si è sempre in movimento. Sul serio, le ho indossate tutta l’estate. Sono andata in Grecia portando soltanto un paio di sandali e le Cloudnova. Le indosso per andare in ufficio, alle riunioni, vanno bene con tutto. Sono così comode e leggere.