

Stella dell’OAC e mezzofondista britannico, George Mills sa trasformare le difficoltà in opportunità. E ora che il palco internazionale lo chiama, sfrutta al massimo ogni opportunità per mostrarsi al meglio.
Testo di Sheridan Wilbur, fotografia di Lea Kurth
Nel calore cocente di Dullstroom, in Sud Africa, il mezzofondista britannico George Mills macina chilometri sul tapis roulant tenendo le finestre rigorosamente chiuse. Al campo di allenamento si celebra “No Fan Jan” (gennaio senza ventilatore), una sfida che lui e i suoi compagni dell’OAC Europe hanno ideato “per rendere gli allenamenti un po’ più divertenti”. Anche se gronda di sudore, George resiste alla tentazione di dare refrigerio al suo corpo mentre corre sul nastro. “Non lo accendere, non lo accendere” ripete a sé stesso. Non cede e persiste. Poi, finalmente, l’allenamento giunge alla fine.
Quando strizza i suoi pantaloncini e si sfila le scarpe gocciolanti, si direbbe che sia appena uscito fuori da un lago. Al momento di quest’intervista siamo a febbraio e la sfida si è conclusa, ma l’atleta continua a seguire quelle abitudini masochiste. “Pensare che puoi superare quel livello di disagio ti dà una certa forza interiore”, confessa.
Questa è la mentalità di un ragazzo di 24 anni che, stanco delle delusioni ricevute, è disposto a fare qualsiasi cosa per vincere. “Ho perso la finale dei campionati europei indoor del 2023, sono arrivato terzo ai campionati britannici dello scorso anno, non mi sono qualificato ai mondiali e non mi hanno selezionato per i campionati europei... insomma, si può dire che ho accumulato più delusioni che vittorie.” Campione negli 800 m agli Europei U18 del 2016, campione britannico nei 1500 m nel 2020 e al terzo posto nella classifica britannica sul miglio con un tempo di 3:47.65, George ha un curriculum strepitoso. Ma crede che il suo momento non sia ancora arrivato.
All’inizio di gennaio, il runner britannico è andato da Dullstroom a Boston per 24 ore per la sua seconda 5K. “Non ho mai provato tanta paura prima di una gara.” Aveva la sensazione che quei 25 giri intorno alla pista alla Boston University fossero “un momento decisivo” per lo standard olimpico dei 5K.
Allo sparo della pistola, è scattato in prima fila, seguendo il suo istinto. In uno sport come la corsa dove la mente gioca un ruolo così importante, l’ingenuità può essere un punto di forza. “Ho preso il controllo della gara”, afferma George. A volte i runner in testa sembrano quasi un agnello sacrificale, ma lui era in modalità di caccia. “Ho lavorato tanto nella parte più brutta della gara”, ricorda. Infatti, dopo i primi 3 chilometri ha “trascinato il gruppo in testa” per aiutarli a concludere sotto i 13 minuti. Mills ha raggiunto lo standard olimpico, nonché il suo record personale, con 12:58.68. Ma non è rimasto soddisfatto: “Uno standard è soltanto uno standard, no? È solo il punto di partenza.”
L’ambizione implacabile di George è dovuta alla sua natura innata oppure è il risultato dell’ambiente in cui è cresciuto? Forse entrambe le cose. Lui dice che è sempre stato così, ma se ha raggiunto il livello che ha raggiunto lo deve ai suoi compagni di squadra dell’OAC Europe, il mezzofondista svizzero Tom Elmer e il mezzofondista austriaco Sebastian Frey. “Allenarmi da solo era mentalmente logorante”, afferma in relazione al periodo precedente alla sua entrata nel club nel 2022. Ora corre al loro fianco sui campi di allenamento a Dullstroom e a St. Moritz. “Abbiamo un’etica del lavoro e una mentalità molto simili”, afferma, e l’intensità collettiva del gruppo contribuisce a rendere il tutto più ameno. “Tra le regole che abbiamo creato c’è quella di andare a dormire alle 22:00, ed è prevista una penalità se non si rispetta questo orario. Così è tutto più divertente.”
“Non è facile trovare persone che abbiano il tuo stesso stile di vita, in termini di allenamento, alimentazione, recupero e impegno. Ritrovarsi in tutti questi aspetti è davvero meraviglioso. Siamo sposati con la corsa.”
Sotto la guida dell’allenatore Thomas Dreißigacker, il terzo della sua carriera podistica, George si allena in base al modello norvegese, un metodo incentrato sulla resistenza che prevede alti volumi di allenamento a bassa intensità, spesso con giorni di allenamento a doppia soglia. L’atleta descrive il rapporto con il coach come una “relazione matura” mentre Thomas considera George un atleta devoto, che vive secondo il motto: ‘Se puoi fare di più, perché non lo fai?’ La maggior parte delle loro conversazioni consistono in Thomas che dice a George di essere paziente, e di calmarsi. “Thomas è un po’ più sensato di me e Sebi”, riconosce l’atleta.
Figlio di Danny Mills, ex calciatore professionista del Leeds United e Manchester City, George è cresciuto circondato da atleti di professione. Lo sport è sempre stato molto importante a casa Mills, “praticamente dal giorno in cui sono nato”. Il calcio, ovviamente, è stato il suo primo amore, ma all’età di 15 anni ha appeso gli scarpini al chiodo sostituendoli con le chiodate per la corsa campestre. “Mi hanno inculcato il messaggio che se dovevo fare qualcosa, o davo il 100% o non ci provavo affatto”, afferma George parlando dei suoi genitori. Uno dei suoi fratelli giocava a calcio per l’Everton nella Premier League, perciò in famiglia è sempre stato incoraggiato uno stile di vita in cui “sei un po’ scostato dalla società, ti alzi presto la mattina per allenarti oppure ti alleni fino a tardi e investi tutto nel tuo sport”.
Mills mette la corsa su un piedistallo. “Il sacrificio è tutto”, dice. “Ma quello che per altri è un sacrificio, per me non lo è. È quello che voglio fare. Voglio scoprire qual è il mio potenziale e fino a dove posso arrivare.” In questo momento, George è nel bel mezzo di un blocco di allenamento di 8 settimane per prepararsi alla pista outdoor e sta coprendo 200 km a settimana a un’altitudine di 2000 m. Dullstroom, che ha una popolazione di 600 persone ed è interessata da frequenti black out, è il posto ideale per vivere “off the grid”. Per fare questa intervista, George ha dovuto acquistare una scheda SIM diversa a causa dell’assenza di una connessione Internet. Il fatto che non ci siano distrazioni non lo disturba affatto. “Questo è un posto in cui vengo per lavorare ed esco di casa solo per andare ad allenarmi.”
Allenarsi, riposarsi, cucinare, mangiare, dormire, e poi di nuovo lo stesso a ripetizione. “Faccio la stessa cosa ogni singolo giorno”, dice. “Solo questo e nient’altro. E non sto scherzando. Non mi sembra di perdermi niente. Anzi, è un privilegio.” George, Tom e Sebastian affermano: “\[il nostro stile di vita] è qualcosa che prendiamo molto sul serio.”
“Se una cosa incide negativamente sull’allenamento o le prestazioni non la facciamo. Tutto quello che facciamo si somma ai risultati in termini di performance, il che è positivo perché ottenere risultati decenti o raggiungere certi obiettivi dà soddisfazioni.”
Mills adotta una mentalità orientata alla massimizzazione anche quando si tratta di nutrizione. Inspirato da Tim Spector, un epidemiologo britannico, fa la spesa con l’occhio dello scienziato e il rigore di un soldato. “Facciamo sempre attenzione ai colori, per i polifenoli.” Gli alimenti ultra-processati sono “vietati”. Qualsiasi cosa di artificiale “è un grave segnale di avvertimento”. Fatta eccezione per il kombucha, le bevande gassate sono proibite. George cerca di mangiare 30 alimenti vegetali diversi a settimana “per stimolare i microbi attraverso la diversità” e “superare i valori consigliati”. Perché se c’è una cosa che caratterizza Mills è che vuole sempre di più. “È tutta una questione di massimizzare. Non voglio ottimizzare. Se uno più uno fa due, voglio moltiplicarlo almeno per 10.”
Più cibo. Più energia. Più lavoro di gambe. Consumando circa 5.000-6.000 calorie al giorno, George non sta limitando la sua dieta, ma sta piuttosto perfezionando il suo regime alimentare. “Facciamo il pieno di carboidrati, mangiamo carne o pesce se ne abbiamo bisogno, e poi una selezione di verdure.” Da quando ha ottimizzato la sua dieta, ha notato di poter fare di più durante l’allenamento e non pensa che sia una coincidenza. Alcune sere “è quasi come alimentarsi con la forza” quando è troppo stanco per mangiare, ma il suo corpo sembra bruciare energia costantemente. “È come se il combustibile non fosse mai abbastanza. Se assumo più combustibile, posso allenarmi di più.”
Seguire questo regime da solo sarebbe snervante. Ma insieme a Tom e Sebastian, George può svegliarsi presto, allenarsi duramente, cucinare piatti abbondanti e nutritivi, riposarsi, andare a letto presto e seguire una routine che reputa “davvero divertente”. Vuole poter guardare indietro alla sua carriera e dire: “‘Ho dato davvero tutto quello che avevo. Non avrei potuto fare niente di diverso.’ Non voglio avere rimpianti.”
Quando George mangia in compagnia dei suoi compagni di squadra dell’OAC Europe, si parla di lavoro. “Come possiamo ottenere di più dal nostro allenamento? Come possiamo migliorare qui? Cosa possiamo fare per migliorarci?”, si chiedono. “Ogni sera a tavola parliamo delle stesse cose per ottenere risultati migliori. Cerchiamo di spingerci oltre i nostri limiti e trarre il massimo da noi stessi.”
Quando chiedo a George come immagina un anno di successi, lui non riesce a rispondere, fatica a trovare le parole. “Prima di Boston ho pensato molto allo standard olimpico e quando l’ho fatta mi è piaciuta, ma poi sono subito passato alla cosa successiva. Voglio andare ad allenarmi, per la prossima gara, e poi quella ancora dopo.” Mills non si è ancora qualificato per la nazionale olimpica, ma vuole guadagnarsi il suo posto ed eccellere nei Giochi. “Se venissi squalificato al primo turno, mi arrabbierei parecchio.”
“Se sei sempre felice e soddisfatto della tua situazione non hai alcuno stimolo a migliorarti”, dice George. E questo non vuol dire che non si stia godendo il suo percorso. “Penso che stiamo vivendo un sogno.” Con gli stinchi pieni di cicatrici e ferite causate da altri runner che gli tagliano la strada nelle gare, Mills cerca di avvicinarsi il più possibile ai suoi obiettivi. “Devi far capire a tutti che ci sei, e mettere gli altri sotto pressione.”
Per quanto riguarda i Giochi di Parigi 2024, Mills vuole di tutto e di più. “A essere sincero, voglio competere in due discipline.” Mills vede se stesso come un atleta in grado di competere sia nei 1500 metri che nei 5000. Ottenere uno o due dei tre posti ambiti dagli atleti britannici sarà difficile per entrambi gli eventi, ma non impossibile. Senza rischi non c’è ricompensa. “Se sei nella posizione di farlo, allora perché non provarci e vedere che succede?”